Tecnologicamente Genitori Educatori


Premessa

Sono un informatico di professione e tra le cose di cui mi occupo ci sono la privacy e la cyber security. Ho iniziato a scrivere questi appunti in quanto genitore di due ragazzi perché, quando hanno iniziato ad andare alla scuola primaria (ma anche alla secondaria e prime superiori) mi sono ritrovato ad affrontare vari temi come: internet, social, smartphone sia con i miei figli che con altri genitori ed educatori.

Questi appunti sono pensati più per uno scambio interattivo fatto di persona; infatti, sono presenti grafici che vanno descritti e spiegati, quindi, se stai leggendo questo documento mi scuso fin d’ora di non aver descritto il significato di tutti i grafici.

Questi appunti li avevo creati prima della pandemia ed ho solo fatto qualche piccolo aggiustamento quindi alcuni grafici e statistiche sono sicuramente da aggiornare.

L’educazione dei figli già di per sé non è una cosa facile e non voglio pormi come un esperto in questo ambito ma ci sono tante nozioni, possibilità e accortezze in ambito tecnologico che magari non tutti sanno quindi, lo scopo di questi appunti è proprio quello di raccogliere queste informazioni sperando che possano essere utili a genitori ed educatori.

Esistono dei pericoli?

Esistono dei pericoli e come nei diversi ecosistemi esistono diversi gradi di pericolosità.
Il grado di pericolosità aumenta quando: si ha poca dimestichezza con gli strumenti, quando si ha poca conoscenza generale dell’ambiente circostante o molta ingenuità.

Paradossalmente i bambini molto piccoli hanno talmente poca dimestichezza con gli strumenti (non saprebbero autonomamente accendere un Computer un Tablet o uno Smartphone) che non andrebbero in contro a nessun pericolo.

I pericoli si possono presentare nel momento in cui i bambini iniziano ad interagire con i device (strumenti come pc, tablet e smartphone). Possono poi aumentare se non vengono correttamente accompagnati ed istruiti.

Qual è l’età più indicata per un bambino per interagire con i vari dispositivi elettronici?

L’età è un aspetto importante ma aspetti ancor più importanti sono sicuramente: come farli interagire con questi strumenti e come istruirli ad un utilizzo consapevole.
Partendo da questo presupposto possiamo desumere che esistono delle fasce di età in cui è meglio fare certe cose rispetto ad altre.

Primi Mesi

Se dessimo uno smartphone in mano ad un neonato nei primi mesi di vita avremmo lo stesso effetto che dargli una calcolatrice. Il neonato non ne trarrebbe nessun vantaggio e l’unica cosa che si otterrebbe sarebbe una calcolatrice rotta o nel migliore dei casi piena di saliva.

Se il bambino riuscisse a danneggiarlo potrebbe addirittura farsi del male mandando in cortocircuito le batterie

Quando il bambino è molto piccolo le cose migliori per lui sono quello che lo possano stimolare e aiutare nella crescita.

Nei primi mesi di vita la cosa migliora da fare è tenere i bambini lontani da questi dispositivi.

Prima Infanzia

Durante l’infanzia si iniziano a dare ai bambini i primi libri pieni di bei disegni e con pagine robuste. I libri per la prima infanzia sono studiati sia nei contenuti che nelle forme per essere adeguati all’età del bambino; per stimolare la sua fantasia e l’apprendimento.
Molti libri sono fatti anche per stimolare altri sensi come il tatto.

È possibile dire la stessa cosa per un tablet o smartphone?

È vero che si possono installare applicazioni per bambini ma a meno che non sia un tablet specifico e solo per bambini può contenere tante altre cose che “si mescolano” tra quelle per bambini.
Sarebbe come dare uno scatolone pieno di libri ad un bambino ma tenendo nello stesso scatolone libri inadeguati.

Bisogna tenere presente che, durante l’infanzia, i libri hanno una marcia in più rispetto i tablet per bambini perché stimolano maggiormente la manualità, l’olfatto, il tatto, non si rompono, non vanno a batterie e non emettono luce.

Infanzia, Inizio Elementari 4-6 anni

Perché i bambini vogliono imparare ad andare in bicicletta?
Se le biciclette non esistessero ne avrebbero il desiderio?

Molto probabilmente vogliono imparare ad andare in bicicletta perché hanno visto andarci gli adulti o i ragazzi più grandi. Quindi il desiderio nasce anche dalla voglia emulare la figura adulta o comunque più grande.

Vedendo i genitori o i fratelli più gradi porre in continuazione molta attenzione a quel “coso rettangolare luminoso”, se non altro per spirito di emulazione, lo vorranno fare anche loro.

Cosa ci sarà in quel coso rettangolare di tanto interessante? Perché lo guardano sempre?

Magari gli si fa vedere qualche video divertente… E’ stato più bello vedere il video divertente assieme o è stato più interessante vedere cosa può uscire da quel coso rettangolare?
Un bel momento passato assieme al figlio vale più di qualsiasi cosa e la stessa cosa vale per il figlio… ed il pretesto e lo strumento erano in quel coso rettangolare luminoso.

Quindi non è la fonte di tutti i mali…

Accompagnamento

Quando insegniamo ad andare in bicicletta ai nostri figli, la teniamo in mano, lo accompagniamo, lo spingiamo, fino a quando non è in grado di stare in equilibrio ed andare da solo.

La stessa cosa sarebbe utile con gli strumenti informatici.

Inizialmente dovremmo essere noi genitori o educatori a tenerli in mano ed usarli.

Esattamente come abbiamo fatto quando gli abbiamo insegnato ad andare in bicicletta dovremmo continuare ad accompagnarli e consigliarli fino a quando non gli avremo trasmesso un minimo di consapevolezza perché possano maturare un loro equilibrio per poter andare da soli.

Ma sappiamo cosa insegnare o consigliare?

Conosciamo veramente gli strumenti informatici, le potenzialità e gli aspetti negativi degli strumenti informatici?

Oggi anche le televisioni sono smart e tecnologicamente avanzate, questo significa che hanno funzionalità simili a quelle degli smartphone o tablet. Ma anche i canali televisivi stessi sono diventati interattivi e si interfacciano con la smart-tv.

Le trasmissioni televisive nel loro segnale trasmettono l’età consigliata per la visione della trasmissione. In questo modo è demandata a noi la responsabilità su cosa e come filtrare le trasmissioni televisive.

Se non si imposta il parental control nelle smart-tv un bambino può accendere la tv in autonomia e guardare un film non idoneo alla sua età o maturità. Anche se non si imposta il parental control, se il bambino non è lasciato solo davanti alla televisione ma è accompagnato dal genitore il bambino non corre alcun rischio.

Come dicevo prima quindi il bambino va accompagnato.

Anche se il bambino impara ad utilizzare la tv in autonomia comunque non ha la maturità e responsabilità per poter scegliere i programmi più adatti tra tutti quelli trasmessi.
Con la nascita di nuove modalità di fruizione della TV, come i programmi on-demand tipo Netflix, Chilli, Prime, Disney la fascia protetta pian piano si sta scomparendo e la responsabilità ricade sulla configurazione della smart-tv e del parental control.

Quindi è nostra la responsabilità impostare correttamente il televisore.
È giusto lasciare che il bambino gestisca la televisione in autonomia (entro certi limiti) ma meglio lasciarglielo fare se il parental control è impostato correttamente.

Esempio

Noi genitori sappiamo come ci si dovrebbe comportare in generale e nei determinati contesti

Sappiamo tutti che in biblioteca bisogna fare più silenzio possibile e non si può urlare, sappiamo che bisogna rispettare i professori, sappiamo che non bisogna sporcare i luoghi pubblici etc. etc. etc. Ma sappiamo come ci si dovrebbe comportare nei vari scenari messi a disposizione da internet o dagli smartphone?

I bambini vedono come gli adulti si rapportano con il prossimo e lo prendono come esempio.

La stessa cosa avviene quando ci rapportiamo con le persone attraverso i social.

Quando scriviamo nelle chat dei gruppi della scuola, di ginnastica, delle mamme o simili vi capita che i bambini guardino o vogliano guardare cosa scrivete o cosa hanno scritto? (*1)

Guardate questo video


Come nel video, se attraverso i social insultiamo le altre persone, se siamo dei flamer, facciamo i troll, istighiamo alla violenza, lasceremo questo come insegnamento ai nostri figli.
La cosa che si può fare è mostrare la versione migliore di noi stessi, essere artefici di un mondo migliore.
L’esempio è uno strumento di educazione nel mondo reale, lo diamo anche in rete, su internet e nei social?
Sappiamo cosa sono le netiquette?
Sappiamo cosa sono i Troll e cosa significa trollare? Se non lo sappiamo potremmo essere noi stessi dei troll.
Sappiamo cosa sono i flame? Se non lo sappiamo potremmo essere dei flamer.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Nel gergo delle comunità virtuali di Internet come newsgroup, forum, blog, chat o mailing list, un flame (dall'inglese per "fiamma") è un messaggio deliberatamente ostile e opprimente, inviato da un utente della comunità verso un altro individuo specifico; flaming è l'atto di inviare tali messaggi, flamer chi li invia, e flame war ("guerra di fiamme") è lo scambio di insulti che spesso ne consegue, paragonabile a una "rissa virtuale".

Il flaming è contrario alla netiquette, ed è uno degli strumenti utilizzati dai troll per attirare l'attenzione su di sé e disturbare l'interazione del gruppo.

Un troll, nel gergo di Internet e in particolare delle comunità virtuali, è un soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso e/o del tutto errati, con il solo obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi.

La netiquette è una parola macedonia che unisce il vocabolo inglese network (rete) e quello francese étiquette (buona educazione). È un insieme di regole informali che disciplinano il buon comportamento di un utente sul web di Internet, specie nel rapportarsi agli altri utenti attraverso risorse come newsgroup, mailing list, forum, blog, reti sociali o email in genere Il rispetto della netiquette non è imposto da alcuna legge, ma sotto un aspetto giuridico, la netiquette è spesso richiamata nei contratti di fornitura di servizi di accesso da parte dei provider.

Il mancato rispetto della netiquette comporta una generale disapprovazione da parte degli altri utenti della Rete, solitamente seguita da un isolamento del soggetto "maleducato" e talvolta dalla richiesta di sospensione di alcuni servizi utilizzati per compiere atti contrari a essa (di solito l'email e Usenet). In casi di gravi e continue violazioni l'utente trasgressore è punibile con il ban.


(*1) Tranquilli, esiste un meccanismo di difesa dei figli: nella maggior parte dei casi non si iscriveranno e non faranno parte degli stessi social dei genitori. Faranno parte di social il più possibile sconosciuti ai genitori.

Noi genitori conosciamo le strade?

Le prime volte che i nostri genitori ci facevano andare da soli da qualche parte (come dall’alimentari, a scuola, dagli amici), ci facevano percorrere la strada assieme a loro (accompagnamento) ci consigliavano la strada da prendere, i posti da evitare e dove era meglio non fermarsi.

Potevano farlo perché conoscevano le strade ed i luoghi del paese.

Internet, i social, gli smartphone e le nuove tecnologie formano una rete molto più vasta del paese che conoscevano i nostri genitori ed è impossibile conoscerne tutte le strade.
Nessuno conosce tutte le strade di internet e se non si conoscono gli strumenti per esplorarle è facile perdersi, non si è in grado di capirne le potenzialità e non si è in grado di individuare i pericoli; quindi se non conosciamo almeno gli strumenti, come sono utilizzati e da chi, non siamo in grado di capire dove stanno andando i nostri figli e non riusciamo a dare consigli utili.

I nostri figli “sono” su social network globali e fanno parte di gruppi o cerchie più ristrette sulle varie app di gruppo.

Quanto conosciamo di internet?
Quali sono i principali social network? 
Come e da chi sono utilizzati?
Quali sono i casi in cui deve suonare il campanello di allarme?
Il tempo passato davanti agli schermi?
Il tempo che riescono a stare senza schermi?
Riescono a fare una attività senza essere interrotti dalle chat o social?
Qual’ è la capacità di concentrazione?


Quanto conosciamo internet?

  • Cos’è il deep web?
  • Cos’è il dark web?
From Wikipedia, the free encyclopedia

The deep web, invisible web, or hidden web are parts of the World Wide Web whose contents are not indexed by standard web search engines for any reason. The opposite term to the deep web is the surface web, which is accessible to anyone using the Internet. Computer scientist Michael K. Bergman is credited with coining the term deep web in 2001 as a search indexing term.

The content of the deep web is hidden behind HTTP forms, and includes many very common uses such as web mail, online banking, and services that users must pay for, and which is protected by a paywall, such as video on demand, some online magazines and newspapers, among others.

Content of the deep web can be located and accessed by a direct URL or IP address, and may require password or other security access past the public website page.

The dark web is the World Wide Web content that exists on darknets, overlay networks that use the Internet but require specific software, configurations, or authorization to access.[1][2] The dark web forms a small part of the deep web, the part of the Web not indexed by web search engines, although sometimes the term deep web is mistakenly used to refer specifically to the dark web.

The darknets which constitute the dark web include small, friend-to-friend peer-to-peer networks, as well as large, popular networks like Tor, Freenet, I2P, and Riffle operated by public organizations and individuals. Users of the dark web refer to the regular web as Clearnet due to its unencrypted nature. The Tor dark web may be referred to as onionland, a reference to the network's top-level domain suffix .onion and the traffic anonymization technique of onion routing.
……
The darknet is also used for illegal activity such as illegal trade, forums, and media exchange for pedophiles and terrorists.At the same time traditional websites have created alternative accessibility for the Tor browser in efforts to connect with their users. ProPublica, for example, launched a new version of its website available exclusively to Tor users.



Quali sono i principali social network? Come e da chi sono utilizzati?

Quali social esistono, a cosa servono e da chi sono usati in prevalenza?

Le spiegazioni sono più in basso dopo le immagini dei grafici.







Le bambine passano il doppio del tempo dei bambini sui social network.

I teenagers preferiscono Snapchat a Facebook.

Quindi? Dobbiamo crearci tutti un account Snapchat e seguirli anche lì?
Se quando noi eravamo teenagers, i nostri genitori fossero voluti entrare in discoteca assieme a noi cosa avremmo fatto? Immagino che non saremmo andati in discoteca o saremmo andati di nascosto in una discoteca super sconosciuta.

Non serve essere sempre con i nostri figli o controllarli ovunque, quello che serve è dare loro gli strumenti per essere autonomi e riconoscere da soli le varie situazioni, anche su internet.


Fake news

Riusciamo a capire se quel che leggiamo è attendibile?

Sappiamo riconoscere le fonti di quel che leggiamo?

Quanto ci facciamo condizionare dai social?

Molto spesso sentiamo l’espressione “L’ho letto su internet”, “C’è scritto su Facebook”, “Mi hanno girato una notizia”, ma sappiamo distinguere la fonte e la credibilità di quello che leggiamo o ci viene condiviso?

Ecco alcuni episodi

Blogger, Notizie false e dannose

Qui sotto sono riporti gli screenshot degli articoli, se vuoi puoi scendere direttamente più in basso subito dopo questi screenshot.

Fonte:










Chi seguiva i blogger di cui sopra? E perché gli davano credito?

Nel primo caso non si spacciava nemmeno per un medico, sosteneva di aver sconfitto il cancro in prima persona.

Cosa possiamo fare in questi casi?

Impariamo a verificare che la fonte sia “autorevole” o per lo meno sia “riconosciuta”.

Cosa significa fonte “autorevole”?
Una fonte è autorevole se ad esempio è un ente ufficiale, se per operare (o divulgare notizie) necessita di una autorizzazione che deve essere verificabile.

Cosa significa fonte “riconosciuta”?
Una fonte è riconosciuta se sono pubblici i suoi riferimenti, se ci si può rivolgere a lei anche attraverso metodi alternativi rispetto il blog o il sito. Se i riferimenti sono reali ed effettivamente utilizzabili. Se a fronte di notizie false o tendenziose rischia “di rimetterci la faccia”, e quindi avrebbe più da perderci che da guadagnarci dalle notizie false.

Nessuna di queste due caratteristiche dipende direttamente dal numero di followers, o dal fatto di essere osannati dai propri followers.

Non accettare caramelle dagli sconosciuti

Sappiamo chi c’è dall’altra parte del monitor?

L’utilizzo della parola “Amici” in Facebook è stato introdotto volontariamente dai creatori della piattaforma social sapendo che era utilizzata in modo improprio. 
Un termine più corretto infatti potrebbe essere “contatto”.

Fare “amicizia” su un social oggi è possibile come una volta era possibile fare amicizia in altri luoghi di aggregazione. 

Anche in questo caso però nella maggior parte dei casi il termine più corretto potrebbe essere “socializzare”.

Da Google dizionario:
Reciproco affetto, costante e operoso, tra persona e persona, nato da una scelta che tiene conto della conformità dei voleri o dei caratteri e da una prolungata consuetudine

Wikipedia
L'amicizia è un tipo di relazione interpersonale, accompagnata da un sentimento di fedeltà reciproca tra due o più persone, caratterizzata da una carica emotiva. In quasi tutte le culture, l'amicizia viene percepita come un rapporto basato sul rispetto, la sincerità, la fiducia, la stima e la disponibilità reciproca

Chi ci può essere dall’altra parte del monitor?
Contatti
Conoscenti
Colleghi
Amici
Parenti
Sconosciuti
Profili falsi
Adescatori (grooming)
L’ultima categoria nella maggior parte dei casi rientra nella penultima.

Come si possono riconoscere i profili falsi?

Non è sicuramente facile ma spesso condivide poche informazioni personali, tra le informazioni personali possono esserci delle informazioni contradditorie e se condivide i suoi contatti nessuno di questi lo ha mai conosciuto di persona.

Come si possono riconoscere gli adescatori?

Possono essere sconosciuti, diventati contatti, molto gentili ed accondiscendenti. Una volta entrati in contatto possono offrire consolazione, comprensione per poi fare le loro richieste.

Se chiedono foto “per conoscersi”, meglio non darle e non dare mai foto o immagini intime. Consideriamo sempre che dall’altra parte, dietro un profilo di un ragazzo può esserci una ragazza e viceversa.

Se si vuol approfondire la conoscenza meglio farlo con una video call (ma non da WhatsApp o app con le quali ci si scambia il numero telefonico), in questo modo almeno sesso ed età non possono essere nascoste (ci sono tante altre applicazioni con le quali abbiamo fatto dimestichezza per via della pandemia come google meets, skype, teams, zoom). 

Bisogna comunque fare molta attenzione perché può trattarsi di un gruppo organizzato oppure, chi si trova dall’altra parte potrebbe farlo perché già adescato in precedenza e quindi costretto a mandare le immagini al suo adescatore. 

Questa situazione è difficile da scoprire ma creare videocall improvvise e non pianificate può aiutare a capire se ci si trova in una di queste situazioni. 

Un campanello di allarme potrebbe infatti essere il fatto che molte di queste chiamate non avranno risposta. Un altro campanello di allarme potrebbe essere il fatto che comunque non manchi mai la richiesta di immagini o atteggiamenti intimi.

Alcune regole di base per non correre rischi sono:
  • Non dare il proprio numero di telefono
  • Non dare o condividere il proprio indirizzo
  • Non mandare foto dove si possa desumere il proprio indirizzo
    • Su questo punto occorre fare molta attenzione perché quando si fa una foto con lo smartphone, quest’ultimo aggiunge alla foto le informazioni relative al luogo esatto dove è stata scattata. Occorre quindi configurare lo smartphone in modo che non aggiunga queste informazioni. Eventualmente fatevi aiutare ad effettuare questa configurazione da un tecnico di fiducia.
  • Non condividere foto intime
  • Partiamo dal presupposto che gli sconosciuti non danno niente per niente, prima o poi chiederanno il conto
 
Anche nel mondo reale confidare una debolezza o uno stato d’animo alla persona sbagliata può essere utilizzato contro di noi. Bisogna quindi fare attenzione e confidarsi solo con gli amici veri indipendentemente dal fatto che ci troviamo nel mondo reale o mondo virtuale, perché se anche nel mondo reale si possono avere delle delusioni nel mondo virtuale se ne possono avere di più.

I Social network non sono un diario privato


Con l’espressione social network si identifica un servizio informatico on line che permette la realizzazione di reti sociali virtuali. Si tratta di siti internet o tecnologie che consentono agli utenti di condividere contenuti testuali, immagini, video e audio e di interagire tra loro.Generalmente i s. n. prevedono una registrazione mediante la creazione di un profilo personale protetto da password e la possibilità di effettuare ricerche nel database della struttura informatica per localizzare altri utenti e organizzarli in gruppi e liste di contatti…

Sui social network i ragazzi costruiscono l’immagine con la quale vogliono che li si conosca e riconosca. In sostanza curano la loro immagine secondo i loro paradigmi a seconda dei loro gruppi e della loro epoca. 

E’ una immagine, quindi, che man mano diventa diversa rispetto quella del bambino che avevamo in casa e questo può imbarazzare loro e mettere in difficoltà noi ma di per sé non è un problema.

Quello che scriviamo o scrivono non è mai ad uso e consumo personale ma è sempre per essere mostrato e condiviso. È vero che viene scritto sul nostro profilo personale ma viene automaticamente proposto e visualizzato sugli schermi dei nostri contatti. Quindi non scriviamo per noi ma perché venga visualizzato sugli schermi dei nostri contatti.

Anche se impostiamo la privacy o il messaggio in modo che non venga condiviso, a dire il vero qualcuno lo legge e riesce a capire eventuali bisogni, desideri o tendenze personali con il fine di catalogare il nostro profilo in modo che possa essere usato a scopi di marketing… ma questo è un altro lungo discorso…


On-line reputation

I social quindi definisco la nostra “on-line reputation” e quella dei nostri figli. Naturalmente i paradigmi sono diversi ma sempre di on-line reputation si tratta.

Ad oggi in molti settori prima di effettuare colloqui lavorativi viene valutata la on-line reputation ed esistono recruitment agency che analizzano proprio la on-line reputation.

I ragazzi curano molto la loro immagine sui social\internet perché è la nuova piazza, il nuovo modo per farsi vedere ed anche un nuovo modo per appartenere ad un gruppo. Quindi danno molto peso sia all’immagine creata da loro stessi ma anche all’immagine che gli altri contribuiscono a creare. 

I contatti possono contribuire al miglioramento o peggioramento dell’immagine dei ragazzi tramite tag, video e post dove sono menzionati. Forse è anche per questo che “devono” sempre essere connessi, verificare, rispondere e stare attenti a non essere esclusi dai vari gruppi perché ad esempio potrebbero essere menzionati a loro insaputa.

Verba volant, scripta manent

Vale anche per i social.

Cosa e come condividere le informazioni?

Quello che scriviamo in chat, whatsapp, facebook etc. può essere sempre inoltrato a qualcun altro (anche molto velocemente).

Dobbiamo sapere che, non solo quello che scriviamo, ma anche le immagini ed i video mandati a solo una persona, possono essere volontariamente, in buona o mala fede inoltrati ad altre persone e così via. 
Tutto questo anche se l’applicazione di per sé dichiara di non far salvare o inoltrare messaggi, immagini e video. 

Avete presente lo screenshot? Questo è il modo più facile ma ne esistono anche altri più sofisticati (che funzionano anche quando l’app non permette lo screenshot).

Alcuni tipi di dichiarazioni, minacce ed insulti fatte sui social hanno valenza in sede legale ed il fatto di essere presenti su internet o sui social ne determinano un’aggravante. Quindi possono essere usati per una denuncia per diffamazione, aggravata dall’uso del mezzo informatico.

Se il commento che si trova sui social network o su una chat di gruppo whatsapp è offensivo, la relativa condotta costituisce il reato di diffamazione aggravata (595 c.p.; cfr. sentenza Cassazione penale n. 24431/15)

Questo vale per tanto per noi quanto per i nostri figli.

Un’altra cosa importante da tenere a mente è che anche se tentate di cancellare contenuti dai social, questi possono essere già stati copiati ed inoltrati ad altri social o persone.

Una volta pubblicato qualcosa, questo permane nel tempo, si sposta nello spazio alla velocità della luce e può essere visto da un numero illimitato di persone.

Nonostante questo, è strano notare che: anni fa prima di scrivere qualcosa a qualcuno o far pubblicare qualcosa, si faceva molta attenzione, invece oggi quel che si pubblica nella maggior delle volte non è interessante o è stupido o è sbagliato.

E’ lecito guardare le chat dei nostri figli?

Prima ancora dobbiamo domandarci quando è lecito dare uno smartphone ai nostri figli.
(Attenzione: sto distinguendo smartphone dal computer).

  • Quanti hanno dato al proprio figlio uno smartphone prima dei 13 anni?
  • Chi lo ha fatto ha creato un account gestito dal Family Link?
  • Il contratto per la fornitura della connettività a nome di chi è?
  • L’IMEI del telefonino a chi è associata\intestata?
  • È stato richiesto al proprio fornitore un contratto per minori di 14 anni con l’opzione per il parental control?
Per quanto riguarda Google in Italia non consente di creare e gestire in autonomia account per minori di 16 anni.

Per quanto riguarda Apple 13 (e comunque risulta minorenne).

Per quanto riguarda Facebook 13 anni con limitazioni fino ai 15.

Requisiti di età per i Google Account

Di seguito sono riportati i requisiti minimi di età per gestire il proprio Account Google.

Nota: per i bambini più piccoli, i genitori possono aiutare a creare e gestire un Account Google con Family Link. Quando i figli raggiungono l'età minima prevista per il paese di appartenenza, potranno gestire autonomamente il proprio account.

Italia: almeno 16 anni

Apple
https://support.apple.com/it-it/HT201084

Con “In famiglia”, puoi creare ID Apple per i minori di 13 anni,* consentendo loro di partecipare a “In famiglia” e usare altri servizi Apple come iCloud, iMessage, FaceTime e Game Center.

Per partecipare a "In famiglia", ogni membro della famiglia deve disporre di un proprio ID Apple. I minori di 13 anni* non possono creare un ID Apple da soli. Tuttavia, l'organizzatore della famiglia può fornire il consenso parentale verificato e creare un ID Apple per conto del minore nel suo gruppo Famiglia.

Facebook
https://www.facebook.com/help/157793540954833

Per creare un account su Facebook, bisogna avere almeno 13 anni (in alcune giurisdizioni, il limite di età può essere superiore). La creazione di un account con informazioni false costituisce una violazione delle nostre condizioni d'uso. Lo stesso vale per gli account registrati per conto di persone sotto i 13 anni.


Quanti hanno dato il proprio account al figlio o hanno creato un account indicando una data di nascita falsa?

Sta di fatto che Google o Apple in questo caso non hanno più nessuna responsabilità e gli unici ad averla sono i genitori.

Per quanto riguarda la SIM? Avete fatto un contratto per minorenni?

Nota 1: quando inizialmente avevo scritto questi appunti avevo messo dei link ai contratti disponibili per minorenni dei vari fornitori ma ormai è un servizio (a pagamento) che offrono tutti i marchi più conosciuti quindi potete richiederlo direttamente al vostro fornitore.

Nota 2: Come i fornitori di linea mobile, anche i fornitori di ADSL forniscono lo stesso servizio di parental control per internet da casa che sarebbe bene richiedere se si hanno figli. Per la cronaca esistono anche dei sistemi gratuiti ma occorrono conoscenze tecniche specifiche o l’aiuto di un tecnico di fiducia che quindi alla fine potrebbero comunque avere un costo.

Se non sono stati fatti contratti di questo tipo, il gestore non ne avrà più la responsabilità e nel caso in cui lo abbiate fatto la responsabilità ricade comunque sul genitore perché ha gli strumenti per gestire i contenuti accessibili ai figli.

Nel caso in cui il telefono venga tracciato dalle forze dell’ordine, viene riconosciuto tramite il codice IMEI che è intestato ad un genitore.

Nel caso in cui si presentino reali e gravi problemi sia da un punto di vista penale che civile, i genitori rimangono sempre i responsabili per i propri figli e saranno quelli che dovranno pagarne i danni.

Se non si è fatto quanto detto sopra è lecito controllare il telefonino dei propri figli, se non altro perché tutto quello che esce da quel telefonino ufficialmente esce a nome del genitore.

Ma è giusto?

Se abbiamo creato un account per ragazzi ed abbiamo una SIM con un contratto per ragazzi con parental control ed accessi controllati, il bisogno non dovrebbe più esserci.

In questo modo però creiamo un rapporto fiduciario? O facciamo passare il messaggio che li lasciamo fare solo perché abbiamo ancora noi il controllo e quindi loro non sono autonomi senza di noi? Fino ad una certa età queste domande i figli non se le pongono ma arriverà un momento in cui lo faranno.

A cosa servono tutti questi tecnicismi se poi nella rete wireless di casa non c’è nessun controllo sui contenuti ai quali si può accedere collegandovisi? (vedi nota 2)

Se la wireless di casa li avesse, a cosa servirebbe, se la rete wireless dei genitori degli amici dei nostri figli non è configurata con gli stessi controlli? A cosa serve se gli smartphone degli amici dei nostri figli non sono configurati come quelli dei nostri figli?

Alcuni metodi di controllo che ho visto:

  • La password del cellulare deve essere conosciuta ai genitori
  • Periodicamente i genitori controllano il cellulare, i messaggi ed i social
  • La password non è conosciuta ai genitori ma i ragazzi devono sbloccarlo a richiesta dei genitori

Indipendentemente dalla modalità che si vuole adottare, se i ragazzi non vogliono farsi controllare il modo lo trovano sicuramente.

Ad esempio possono fare il backup prima di essere controllati, cancellando i messaggi e li ripristinandoli dopo il controllo. Possono installare app di messaggistica “nascoste” o disinstallarle e reinstallarle dopo il controllo.

Quando noi andavamo in sala giochi o al bar, sicuramente i genitori non potevano venire ad ascoltare cosa ci dicevamo, il fatto di poterlo fare ora non significa che vada fatto.

Magari va fatto in determinate circostanze, in casi problematici o in caso di ragionevoli sospetti, ma farlo in modo metodico è la cosa giusta da fare?

Una cosa che si può fare è instaurare un rapporto di fiducia che cresce con il tempo (magari consentendo di installare le app un po’ per volta e chiedendo chi partecipa ai vari gruppi).

Ma se li abbiamo già messi in guardia dai problemi descritti in precedenza non dobbiamo già stare tranquilli? Sì, se c’è un buon rapporto di fiducia. 

Rimane ancora qualche situazione da cui metterli in guardia.
  • Video violenti o inneggianti la violenza
  • Pornografia
  • Sindrome di hikikomori
  • Vamping
  • MultiTasking
  • Cyberbullismo

Video violenti o inneggianti la violenza

Tramite internet, YouTube ed altre piattaforme di condivisione video è possibile vedere dei video molto violenti come militari o civili giustiziati con colpi alla testa o mediante decapitazione. 

Sono video molto forti anche per gli adulti e nei ragazzi la reazione può essere molto diversa in base all’età ed alla sensibilità di ciascuno.

Cosa ci può essere di aiuto per questa problematica:
  • Insegnamento di giusti valori
  • Insegnamento del corretto utilizzo dei vari motori di ricerca e di cosa potrebbero restituirci
  • Controllare la storia di navigazione o dei video di youtube
  • Segnalare i video a google, ai gestori dei social o alla piattaforma

Pornografia

Se non si ha un parental control nella rete domestica (ADSL) e\o nei contratti di telefonia mobile, nei siti per adulti si può accedere semplicemente facendo click sul bottone “ho più di 18 anni”.

La pornografia ai nostri tempi era di più difficile accesso perché per acquistare riviste o video bisognava andare di persona all’edicola o al videonoleggio e bisognava essere maggiorenni. Era difficile ma non impossibile, bastava avere fratelli maggiori o amici più grandi che passassero il materiale. 

Quindi non c’è niente di cui stupirci ma forse vanno gestiti dei nuovi aspetti.
  • Già dalla prima volta in cui faranno accesso a questi siti avranno a disposizione una quantità pressoché infinita di materiale. E quali potrebbero essere gli effetti di questa “overdose” somministrata tutta alla prima esperienza?
  • Le varie prestazioni sono super catalogate e tra questi cataloghi sono presenti anche categorie come, ad esempio, “Umiliazione” e “Sottomissione” (e non voglio andare oltre). Come potrebbero reagire o vivere le loro prime esperienze sessuali se queste fossero le prime categorie a cui accedessero vista l’inesperienza o ingenuità? 
Qual è il modo giusto per prepararli al fatto che esistono queste categorie ma non rappresentano la realtà di coppia?

Sindrome di hikikomori

Questa sindrome è nata (o è stata battezzata) in Giappone, si tratta di un isolamento volontario da parte di una persona che rifiuta il contatto con tutti e i rapporti sociali fatti di persona, scuola compresa. In diversi casi la persona non esce più dal proprio appartamento o stanze e comunica solo tramite applicazioni o social.

Da Wikipedia

Un hikikomori lett. "stare in disparte" o "staccarsi"; dalle parole hiku, "tirare", e komoru, "ritirarsi" o "chiudersi") è una persona che ha scelto di scappare fisicamente dalla vita sociale di persona, spesso cercando livelli finali di isolamento e confinamento. Tali scelte sono causate da fattori personali e sociali di varia natura. Tra questi la grande pressione della società giapponese verso l'autorealizzazione e il successo personale, cui l'individuo viene sottoposto fin dall'adolescenza. Il termine hikikomori si riferisce sia al fenomeno sociale in generale, sia a coloro che appartengono a questo gruppo sociale.

Il percorso terapeutico, che può durare da pochi mesi a diversi anni, consiste nel trattare la condizione come un disturbo mentale (con sedute di psicoterapia e assunzione di psicofarmaci) oppure come problema di socializzazione, stabilendo un contatto con i soggetti colpiti e cercando di migliorarne la capacità di interagire. Il fenomeno, già presente in Giappone dalla seconda metà degli anni ottanta, ha incominciato a diffondersi negli anni duemila anche negli Stati Uniti e in Europa.

Vamping

È un fenomeno per cui gli adolescenti chattano nelle ore notturne a scapito delle ore di sonno.

Gli effetti possono essere molteplici: dallo scarso rendimento a scuola, alla difficolta di concentrazione, all’irritabilità, a quelli relativi ai problemi del sonno. 

Questo fenomeno da cosa dipende?

Potrebbe dipendere dal fatto che non hanno avuto il tempo ed il modo per farlo durante il giorno?
Dalle statistiche sul tempo di utilizzo dei social non sembrerebbe.

Sono cose tanto importanti da non poter aspettare?
Se anche fosse vero che non hanno avuto il tempo durante il giorno o che siano cose importanti, in entrambi i casi è strano che avvenga tutte le notti e che si protragga per molte ore.

Cosa ci può essere di aiuto per questa problematica:
  • Regole chiare di famiglia sull’uso dei dispositivi indicate subito e prima di consegnare il dispositivo al figlio
  • Che le regole chiare siano rispettate da tutti in famiglia
    • Se la regola è: mentre si mangia o mentre si è tutti davanti alla televisione il cellulare non va utilizzato, anche noi non lo dobbiamo utilizzare.
    • Se la regola è: in camera da letto la notte il cellulare non si porta, anche noi non lo dobbiamo portare.
      • Se i ragazzi motivano la necessità con il fatto che lo usano come sveglia compriamogli una sveglia
      • Un’altra tecnica è acquistare un hub per ricarica multi-presa dove tutti la sera mettono a riposare e ricaricare gli smartphone. (Questa cosa funzionerà se i figli sono ancora piccoli o comunque per un periodo limitato di tempo, ma meglio che niente…)
Perché controllano in continuazione i messaggi e le chat? Perché devono rispondere subito ai messaggi? Perché non sanno aspettare?

Avete fatto caso anche voi che in molti contesti, mentre si sta facendo qualcosa anche assieme ad altre persone, se suona il telefono si interrompe quello che si stava facendo per rispondere al telefono. 
Ad esempio:
  • Se siamo in fila ad uno sportello e suona il telefono, chi è allo sportello non finisce il lavoro con noi prima di rispondere.
  • Se stiamo parlando con qualcuno in qualche ufficio, come ad esempio da un commercialista e suona il telefono, quest’ultimo ha la priorità.
  • Se siamo in macchina e suona il telefono riusciamo a non rispondere? (Ricordiamoci che senza vivavoce non si deve rispondere!) 
Speriamo che non accada anche in sala operatoria…

Tutte queste situazioni sono sicuramente la dimostrazione che, se nemmeno noi riusciamo a non rispondere sempre al telefono o ai messaggi, dovremmo per lo meno capire i nostri figli.

Perché sia noi che loro non riusciamo a resistere a questo impulso?
Già durante il giorno mentre si è occupati è sgradevole subire tutte queste interruzioni, la notte è anche dannoso.

Per i ragazzi oltre a questo impulso rimane la forte motivazione della on-line reputation e della paura che venga minata.

MultiTasking

Multitasking o distrazione di massa?

Se dico: i ragazzi ascoltano la musica con le cuffie, guardano la TV, chattano mediante il telefonino e studiano. Non c’è niente di strano. 

Se invece dico che fanno tutte queste cose assieme potremmo stupirci.

Invece non dovremmo stupirci perché lo fanno veramente ma, nessuna di queste cose, soprattutto la parte dello studio, sarà fatta veramente bene. 

Rimanendo sul tema dello studio, se venisse fatto in modo esclusivo e con la dovuta concentrazione molto probabilmente richiederebbe molto meno tempo e si otterrebbero risultati migliori.

Non riuscire a concentrarsi su una sola cosa per più tempo è indice di scarsa capacità di concentrazione. La capacità di concentrazione va allenata e se non insegniamo o impariamo ad escludere le fonti di distrazione questa capacità non migliorerà mai.

Ma siamo davvero multi-tasking?
Quanto riusciamo a concentrarci?
Facciamo un test.
Guardate il video qui sotto.
Dovete contare quante volte si passano la palla i ragazzi con la maglietta bianca.
Mi raccomando contate bene e successivamente vi darò la risposta esatta.
Pronti via!





Sempre parlando di multi-tasking.



Continuiamo a divertirci parlando di multi-tasking con questo video





I “nativi digitali” sono veramente smart, più bravi o più portati per i mezzi tecnologici?

Secondo me un po’ sì ma solo perché hanno imparato a conviverci prima, ad una età più giovane ed hanno acquisito certi meccanismi ma, no, non sono più “portati”.
Perché?

Il mio lavoro mi ha portato a vedere e partecipare ai test di “usabilità” di smartphone e tablet.
Persone di diverse età erano studiate durante le interazioni umano-macchina umano-software. 

Negli studi veniva osservato come le persone utilizzavano l’hardware per capire ad esempio in che contesto l’hardware era adatto, la dimensione, la posizione dei tasti etc…

La stessa cosa veniva fatta con varie soluzioni di usabilità dei vari software per capire quale icona rappresentasse meglio una funzionalità, per capire in quale posizione l’icona risultasse più comoda, quale gesto era più facilmente intuibile per fare determinate operazioni, quale processo\sequenza di operazioni per raggiungere un determinato scopo era più facile o intuibile per l’utilizzatore.

Le persone erano soggetti di uno studio di comportamento.

Quindi, a dire il vero, le persone a cui risulta più facile utilizzare tablet e smartphone sono quelle che più rientrano nella media del campione dei test effettuati. 
Sembra che risulti più facile perché chi realizza i dispositivi e le app lo fa studiano l'approccio più facile per il target delle persone che lo dovranno utilizzare.

Bisogna tenere in considerazione che nel campione utilizzato per i test, i soggetti con più rilevanza con molta probabilità non sono quelli più anziani (questa cosa può variare da casa produttrice a casa produttrice però). 
Il motivo della differenza di rilevanza dipende dal fatto che le fasce più anziane sono quelle a cui interessa meno avere uno smartphone alla moda e che, in prospettiva nel tempo, ne compreranno e cambieranno meno rispetto i più giovani; che sia per un fatto anagrafico, che sia per un fatto di moda ne acquisteranno un numero più elevato le persone più giovani.


CyberBullismo

Ormai quando i ragazzi sono in gruppo c’è sempre chi registra, riprende video e li condivide.

Un ragazzo sapendo di essere registrato, per orgoglio, per farsi bello o per paura dell’umiliazione potrebbe fare cose che altrimenti non farebbe.

Un ragazzo potrebbe affrontare una “sfida” che normalmente non affronterebbe spinto dalla paura di essere deriso in un video e per paura che il video venga poi pubblicato.

Un ragazzo potrebbe essere registrato in una situazione imbarazzante e ricattato perché il video non venga pubblicato, oppure il video potrebbe essere pubblicato proprio per deriderlo.

I ragazzi hanno coscienza di queste possibili situazioni? Sia che siano rivolte a se stessi o ad altri? 

  • Sono stato vittima di bullismo informatico 16.9 %
  • Commenti meschini o offensivi online 22.5 %
  • Voci\pettegolezzi online 20.1 %
  • Commenti meschini su di me con significato sessuale 12.7 %
  • Minacce di violenza fisica su di me mediante messaggi telefonici 11.9 %
  • Postato una immagine meschina o offensiva on line su di me 11.1 %
  • Hanno fatto finta di essere me on line 10.3 %
  • Postate parole o commenti offensivi per la mia razza o colore della pelle 10.1 %
  • Hanno creato una pagina offensiva su di me 7.1 %
  • Una o più delle situazioni elencate sopra due o più volte 25.7 %

In caso di problemi gli adolescenti a chi possono rivolgere e a chi si rivolgono?

In caso di cyberbullismo c’è una nuova legge (71/2017) e modalità di segnalazione che viene in aiuto. https://www.garanteprivacy.it/cyberbullismo (Attenzione, da questo link è possibile scaricare il modulo da inviare per email per fare una segnalazione, e possono farla in autonomia anche i minorenni)

A chi si rivolgono però i ragazzi in caso di problemi in prima istanza? 

Si rivolgono agli amici, fanno ricerche su internet, fanno domande sui social.

I ragazzi in caso di cyberbullismo possono fare una segnalazione al garante per la protezione dei dati personali in autonomia via email.






Per tutta un’altra serie di problematiche o per ricevere consigli i ragazzi possono andare autonomamente al consultorio.

Un servizio utile è raggiungibile seguendo questi passi:
  • Accedere a questo indirizzo
    • https://www.auslromagna.it/luoghi/consultori/consultorio-spazio-giovani-ravenna#come-si-accede
  • Selezionare la provincia o città
  • Andare in fondo alla pagina e selezionare Spazio Giovani 360
In molti casi però lo Spazio Giovani 360 non è disponibile!

Sono disponibili servizi utili e di qualità come quelli del consultorio ma sono difficilmente raggiungibili o utilizzabili dai ragazzi perché non sono utilizzabili con i nuovi mezzi di comunicazione, richiedono l’accesso in poche giornate prestabilite ed orari limitati.

Le nuove generazioni sono abituate a mezzi di comunicazione molto veloci ed ottenere risposte in modo istantaneo, diversamente faranno riferimento ad altro.

Possiamo essere noi a fare in modo che questi servizi evolvano, sicuramente lo faranno le prossime generazioni, ma perché aspettare?

I Videogiochi sono pericolosi o dannosi?

Le nuove console per videogiochi richiedono l’accesso tramite un utente, anche in questo caso è possibile creare utenti specifici per i nostri figli indicando la loro reale età. In quanti lo fanno? In quanti registrano il proprio utente poi lasciano utilizzare quello ai figli? 

I nuovi videogiochi si svolgono online quindi i ragazzi devono esserne consapevoli e prendere gli stessi accorgimenti dei social network.

I ragazzi devono sapere che nel videogioco in modalità online oltre ai BOT ci sono delle altre persone e con queste ci si può chattare (anche in modalità vocale o video) e prendere appuntamenti per rigiocare assieme altre partite.

Con la pandemia giocare online tra amici è diventata una cosa molto comune, quando si era in isolamento i ragazzi potevano giocare assieme in gruppo sulle piattaforme di gioco on-line, quindi è stata una cosa positiva.
Può diventare problematica la cosa se questa modalità va a sostituire gli incontri di persona tra amici. 

In alcuni videogiochi i “potenziamenti”,”skin”, etc. possono essere a pagamento, possono essere scambiati o regalati tra gamers quindi potrebbero essere utilizzati come esca per l’adescamento.

Se dovessimo regalare un videogioco ad un nostro nipote sapremmo come sceglierlo?
Naturalmente la cosa più sensata da fare è chiedere al negoziante, ma per essere sicuri o se si vuole effettuare un acquisto on-line meglio informarsi.

I videogiochi hanno una etichetta che indica l’età minima consigliata, la sappiamo riconoscere? 
Provate a guardare quì
Pan European Game Information https://pegi.info/it

Materiale specifico consigliato ed adatto a qualunque fascia d'età. I personaggi possono essere o assolutamente fantastici e cartoonistici e quindi non paragonabili a esseri umani reali, oppure personaggi umani realistici di certi simulatori sportivi. La violenza, laddove presente, è riferibile sempre e comunque a un contesto fantastico-comico e in molti di questi giochi può essere addirittura completamente assente. Sono assenti rumori o immagini che possano indurre sentimenti di paura nei più piccoli, così come contenuti come linguaggio volgare, droga, nudità, sesso e qualsiasi attività riferibile e adatta ad un solo ambito adulto. Esempi di serie sono: Super Mario Bros., Donkey Kong Country, Rayman, Nintendogs, Yoshi's Island, Pro Evolution Soccer, FIFA e Gran Turismo.


Nonostante siano giochi completamente cartoonistici, questa è la prima classificazione PEGI a contenere restrizioni (comunque non troppo suggestive) per un pubblico molto giovane. Questi giochi sono caratterizzati della presenza, comunque non assidua, di particolari rumori o immagini cartoonistiche e fantasy che possono indurre sentimenti di spavento. Occasionalmente sono presenti scene di nudità parziale, ma mai riferibili a un contesto sessuale. La violenza rimane di livello medio-basso tipicamente fantasy e cartoonistica, ma leggermente più esplicita che nella fascia PEGI 3. Esempi di serie sono: Crash Bandicoot, Spyro the Dragon, Kirby, Ratchet e Clank, Mega Man e alcuni titoli di Sonic the Hedgehog e di The Legend of Zelda.


Adatta alla fascia di pre-adolescenti, questa categoria raggruppa molti giochi cartoonistici e fantasy in modo simile a quella PEGI 7, ma implica la presenza di una violenza leggermente esplicita verso personaggi di fantasia, oppure una violenza non esplicita verso personaggi realistici, di aspetto umano o animale. Presenza di nudo più esplicita, anche se non assimilabile a un'attività sessuale. Possibile presenza di un leggero turpiloquio; in ogni caso le espressioni volgari non contengono riferimenti al sesso. La violenza, rimasta cartoonistica, rimane di livello medio. Esempi di serie sono: alcuni titoli di Sonic the Hedgehog, The Legend of Zelda, Jak and Daxter, Street Fighter, Tekken, Super Smash Bros, Kingdom Hearts e Shin Megami Tensei. Le riedizioni dei videogiochi della serie Pokémon di prima generazione per Nintendo 3DS sono anch'essi classificati PEGI 12.


di livello leggermente più alto delle altre categorie nonché la descrizione di attività sessuali assimilabili alla vita reale, seppure di contenuto non pornografico. Il linguaggio può avere forti connotazioni scurrili, e in più possono essere descritte scene che indichino l'uso di droghe, alcool e tabacco o la propensione ad attività criminali. Esempi di serie sono: Metroid, Resident Evil, Devil May Cry, Uncharted, Final Fantasy e Halo.


Adatto alla maggiore età, questo gruppo implica la descrizione di scene di violenza molto realistiche, a volte così pesanti da indurre sentimenti di disgusto e repulsione. Per violenza si intende non solo la presenza di ferite, mutilazioni e morte di personaggi assolutamente realistici, ma anche l'eventuale presenza di immagini o rumori che possano alterare il normale stato psicologico della persona, provocando sensazioni di paura, angoscia o stress; è inoltre presente una quantità di sangue che spesso si può modificare o annullare grazie a delle opzioni.

Il linguaggio può essere estremamente volgare, le scene di sesso possono avere connotazioni esplicite così come l'uso di sostanze stupefacenti. Esempi di serie sono: Assassin's Creed, God of War, Grand Theft Auto, Call of Duty e Mortal Kombat

Cosa c’è di buono?

Sia internet che i nuovi dispositivi possono dare tanto e possono aiutare a migliorare la qualità della vita ma sta a noi utilizzarli in modo da sfruttarne i vantaggi.

Ecco alcuni esempi:
  • Email e strumenti di messaggistica
    • Già con l’avvento delle email invece delle lettere cartacee lo scambio di informazioni è diventato enormemente più veloce ed i tempi di attesa sono drasticamente diminuiti.
  • Internet
    • Cit. Roberto Vacca... Tra le miriadi di informazioni inutili e sbagliate ci sono anche delle perle come wikipedia, il sito della nasa, i siti delle testate giornalistiche, tutti i siti specializzati
  • VideoConferenza
    • Con i vari software per la videoconferenza è possibile comunicare con le altre persone aumentando l’aspetto emozionale grazie all’audio ed il video in tempo reale
    • Sappiamo tutti quanto ci abbiano aiutato durante la pandemia
  • Traduttori in tempo reale
    • Grazie ai sistemi di traduzione è possibile tradurre istantaneamente i dialoghi
  • GPS e navigarori
    • Possiamo raggiungere qualsiasi luogo con semplicità
  • Con le mappe 3d ed i video degli utenti è possibile visitare molti luoghi in un modo che prima non esisteva. 
  • Grazie alle piattaforme di Crowdfunding oggi è possibile richiedere un finanziamento per un proprio progetto direttamente on-line da persone di tutto il mondo. Questa cosa era impossibile fino all’avvento di internet e se si desiderava un finanziamento l’unico modo era chiederlo alle banche o andare porta a porta a chiederlo di persona.
  • E-Commerce
  • Uber
  • Spotify
  • Airbnb
  • Visori VR
  • Altri…
La mole di informazioni raggiungibili e scambiabili è altissima ma purtroppo le informazioni di qualità in percentuale sono molto poche. Purtroppo non esiste un sistema ufficiale per determinare cosa sia di qualità o no su internet quindi non posso dare un numero esatto ma rispetto al totale, per la mia esperienza, la percentuale e veramente troppo bassa.

Sta a noi ed i nostri figli migliorare questa situazione.

Possiamo utilizzare meglio internet e le nuove tecnologie?

Si, possiamo ma non basta, bisogna anche aprire un po’ il nostro modo di pensare ed interagire.
Ad oggi tutta questa tecnologia è in larga maggioranza “sprecata”.

Come usiamo internet?



Qui sopra sono mostrati gli account Instagram maggiormente seguiti.
Qui sotto invece due profili veramente veramente importanti.




Samantha Cristoforetti

619

Alberto Angela

38.600

kylie jenner

115.000.000


Parole più ricercate tramite google nel 2017 in Italia
1) Nadia Toffa
2) Hotel Rigopiano
3) Italia - Svezia
4) Sanremo
5) Terremoto
6) Giro d'Italia
7) Occidentali's Karma
8) Tour de France
9) Corea del Nord
10) Champions League

Parole più ricercate tramite google nel 2017 nel mondo
1) Hurricane Irma
2) iPhone 8
3) iPhone X
4) Matt Lauer
5) Meghan Markle
6) 13 Reasons Why
7) Tom Petty
8) Fidget Spinner
9) Chester Bennington
10) India National Cricket Team


Questa classifica comprende solo l’Italia e Pornhub ha praticamente lo stesso numero di pagine aperte al giorno di Repubblica e Corriere.it

Anche con le app più popolari le cose non migliorano...


Come possiamo usare meglio internet e le nuove tecnologie?

Gli esempi mostrati sopra indicano per lo più che l’utilizzo di massa è relativo allo svago. Possiamo ottenere di più dalle nuove tecnologie ed internet se oltre ad utilizzarle per lo svago le applichiamo nel quotidiano.
Ad esempio potremmo:
  • trovare un’app che ci ricorda quali e quando prendere le nostre medicine
  • trovare un’app che ci indica la farmacia aperta più vicina
  • trovare un’app che ci ricorda le scadenze di pagamenti
  • trovare un’app che ci ricorda dove abbiamo parcheggiato l’auto
  • trovare un’app che ci aiuta ad accordare la chitarra
  • utilizzare un’app per pagare il biglietto dell’autobus o della metropolitana
  • utilizzare un’app per gestire gli appuntamenti con i nostri clienti
  • Mentre guidiamo un’app può indicarci se nella strada che stiamo percorrendo c’è traffico o un incidente
  • Possiamo utilizzare un’app o il sito per gestire i compiti assegnati a scuola o gli argomenti svolti
  • Etc...
Esistono tantissime app ed è molto probabile che ne esista una che ci possa tornare utile nella vita quotidiana o nel nostro lavoro, più si ricercheranno e richiederanno questi tipi di app più ne saranno rese disponibili.

Potenzialità inespresse

Nonostante abbiamo a disposizione tecnologie che ci permetterebbero di fare cose in un modo migliore o più evoluto ci sono situazioni in cui viene impedito.

Esempio nel mondo della scuola

Immagino che gli insegnanti con l’uscita di wikipedia abbiano avuto dei problemi nel gestire l’assegnazione di ricerche agli studenti. Effettivamente gli studenti si potrebbero limitare alla semplice ricerca dell’argomento ed una volta trovato basta copiarlo e incollarlo per stamparlo.

In questo modo si perde il concetto di ricerca (demandato a google o wikipedia), allo studente rimane da scegliere cosa copiare e (forse) cosa studiare.

Purtroppo, in questo caso il problema principale riguarda il mezzo con cui il compito deve essere consegnato, di solito la carta. (Lasciamo da parte il fatto che oggi avremmo la possibilità di utilizzarne molta meno ed essere più ecologici...)

Questa cosa impedisce ai ragazzi di esprimere creatività e di fare le ricerche come si farebbero al giorno d’oggi.

I testi di wikipedia potrebbero essere solo una parte del compito, i ragazzi potrebbero trovare tanti video sull’argomento da inserire, non più in un documento che va stampato, ma in un documento multimediale. 

In questo modo dovrebbero guardare ed ascoltare questi video prima di metterli nel documento multimediale, quindi, guarderebbero delle lezioni on line sull’argomento.

In questo modo si reintrodurrebbe anche il concetto di ricerca. Anni fa si andava a cercare in biblioteca ma ora su internet oltre cercare in un mondo più vasto si possono trovare più informazioni e in più formati.

Oggi è talmente facile contattare le persone e fare videochiamate che ai ragazzi potrebbe venire in mente di fare un’intervista ad un personaggio importante o che conosca bene l’argomento della ricerca anche se sta dall’altra parte del mondo. Potrebbe quindi allegare l’intervista al documento multimediale.

Potrebbero registrare una visita virtuale ad un museo, inserirla nel documento multimediale e proiettarla a tutta la classe.

Tutto questo già oggi i ragazzi sarebbero in grado di farlo.
Siano in grado di stare al loro passo o li stiamo limitando?


Conclusione

Voglio concludere dicendo che al di sopra di ogni tecnologia, media, social e metodologie di controllo quello che conta veramente è educare correttamente i nostri figli, in modo progressivo in base alla loro età ma soprattutto in base alle loro esigenze, preparandoli a surfare, navigare ed affrontare problemi e burrasche in autonomia con una loro cartina tornasole che magari avremo contribuito a disegnare.

Detto ciò, vi voglio lasciare con alcuni principi base indicati proprio da Google (https://beinternetawesome.withgoogle.com/it_it)

I Principi base

Il codice per vivere internet al meglio

Il Web è un luogo straordinario per accedere informazioni, sviluppare conoscenze e connetersi con persone in tutto il mondo. Con “Vivi Internet, al meglio”, desideriamo aiutare i ragazzi, i loro genitori e insegnanti, a vivere il Web responsabilmente, attraverso semplici strumenti per apprendere i principi base di educazione digitale.

Condividi usando il buon senso

Sul Web, notizie e contenuti viaggiano velocemente. E senza un po’ di attenzione, tutti, soprattutto i più giovani, possono ritrovarsi in situazioni complicate, con conseguenze che si prolungano nel tempo. 
Ecco perché prima di condividere qualunque tipo di contenuto è sempre meglio prendersi un attimo e riflettere. Qui elenchiamo alcuni suggerimenti per scegliere in modo più consapevole cosa condividere con amici e sconosciuti.

Comunica in modo responsabile

Realtà e Internet non sono due mondi seprarati: quello che fai online ha lo stesso peso di quello che fai offline. Se una frase non va detta, non andrà neanche postata!

Condividere è fantastico ma prova a darti delle regole: non tutto va postato su Internet.

Tieni privati i dettagli personali su famiglia e amici.

Impara a distinguere il vero dal falso

È importante aiutare i ragazzi a comprendere che le persone e le situazioni online non sono sempre ciò che sembrano. Sapere distinguere il vero dal falso è molto importante, quando si parla di sicurezza online.

Riconosci gli elementi sospetti

Se le affermazioni che promettono di “vincere” qualcosa o di ottenerlo “gratis” sembrano troppo bolle per essere vere, molto probabilmente non lo sono.

In uno scambio onesto, dove gli interlocutori non hanno secondi fini se non quello di comunicare, non dovrebbe essere chiesto di divulgare informazioni personali di alcun tipo.

Rifletti sempre prima di agire online. Fai attenzione al phishing, ovvero al tentativo di furto di dati di accesso o dettagli dell’account tramite email, SMS o altre comunicazioni online che sembrano provenire da un contatto fidato.

Custodisci le tue informazioni personali

La privacy e la sicurezza sono tanto importanti online quanto lo sono offline: salvaguardare le informazioni più preziose aiuta i ragazzi a evitare di danneggiare reputazione e rapporti personali.

Crea una password efficace

Fai in modo che sia facile da ricordare, ma evita di usare informazioni personali, come nomi o compleanni.

La lunghezza delle password è importante: più è lunga la tua password, più difficile sarà indovinarla.

Usa la verifica in due passaggi (codice di verifica sul tuo telefono).

Non usare la stessa password su siti diversi.

Diffondi gentilezza

Internet è un potente amplificatore: può essere usato per diffondere sia messaggi positivi che negativi. I ragazzi possono dare il meglio di sé, innescando comportamenti positivi che possono vanificare gli atteggiamenti di prepotenza.

Dai il buon esempio

Usa internet per amplificare i messaggi positivi.

Arresta il diffondersi di messaggi falsi o dannosi evitando di condividerli con gli altri.

Rispetta chi è diverso date.

Sii il primo a dare il buon esempio:

  • Segnala i comportamenti inappropriati online.
  • Cerca di sostenere chi subisce episodi di bullismo.
  • Incoraggia i ragazzi a prendere posizione contro il bullismo online e a segnalarne gli episodi.

Nel dubbio, parlane

Quando i ragazzi leggono o vedono qualcosa online che suscita in loro dubbi o interrogativi, dovrebbero sapere di poterne parlare tranquillamente con un adulto. Gli adulti, da parte loro, possono aiutarli incoraggiando una comunicazione aperta, a casa e in classe.

Promuovi un atteggiamento aperto e di dialogo

Chiarisci le regole di utilizzo del Web, parla ai ragazzi delle opportunità che la rete può offrire e anche dei modi migliori per usarla senza rischi.

Cerca di stabilire un dialogo, lascia loro lo spazio per fare domande. Pur essendo nativi digitali, possono avere dubbi e non sapere con chi confrontarsi.

Coinvolgi nella conversazione anche altri adulti di riferimento, come genitori, insegnanti, parenti e amici.

Se hai un dubbio su come procedere, puoi chiamare Telefono Azzurro (linea gratuita 1.96.96): un operatore esperto potrà fornirti supporto attraverso un servizio telefonico di consulenza attivo 24h disponibile per adulti e ragazzi.


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